Scrivi con lo scrittore

Scrivi con lo scrittore è stata una rassegna di incontri con scrittori nelle biblioteche di Bologna a cui ho partecipato nel 2005 e 2006.

Alla fine di ogni incontro, lo scrittore donava un incipit su cui era possibile scrivere un racconto. I racconti selezionati sono stati inclusi in una antologia pubblicata da Giraldi Editore.

Il mio racconto “La lezione” è stato pubblicato sull’incipit di Francesco Berardi.

La lezione

Guerrieri e Mercanti seguirono altri sentieri.

Ma il Sapiente comprese un bel giorno di aver visto molte cose,

di non avere nulla dimenticato,

eppur di saper guardare ogni cosa come se fosse la prima volta.”

 

L’Allievo era un ragazzo giovane, nel fiore dell’adolescenza, vestito di una lunga tunica azzurra che sfiorava il terreno. Stava in piedi sulla cima di una collina, in mezzo ad un prato fiorito, di fronte alla stele di pietra su cui erano incise le Parole. Le lesse nuovamente ad alta voce, mentre un brivido inaspettato gli scorreva lungo la spina dorsale. Poi tacque, rileggendo senza parlare più e più volte, finché non fu certo che la memoria le avrebbe custodite.

Mentre leggeva, cercò di interrogarsi sul loro significato e sui sottintesi che inevitabilmente dovevano esistere. Ma sentiva che per quanto si sforzasse di interpretare il loro messaggio profondo, esso continuava a sfuggirgli, quindi disse:

«Maestro, ti prego… le Parole sono di fronte a me, ma non riesco a capire.» Si girò, cercando lo sguardo dell’uomo che stava dietro di lui, con un’espressione interrogativa e rassegnata.

L’altra persona era un anziano, con una lunga barba bianca e un sorriso vago che gli illuminava il volto. Indossava una tunica simile a quella del ragazzo, ma grigia come la nebbia d’autunno. Fissò il giovane per un attimo e l’espressione divertita sul suo volto si accentuò impercettibilmente.

«Anche io alla tua età ho detto più o meno la stessa cosa al mio Maestro: è stato esattamente quando mi ha risposto spiegandomi il loro significato che ho deciso quale sarebbe stata la mia Disciplina: la Storia! Madre della memoria e dei ricordi.» Attese un attimo, introducendo una pausa.

«Saprai già che le Parole si riferiscono alla storia della nostra comunità e che il Sapiente è il nostro Profeta, ma forse sono le altre due figure che ti incuriosiscono di più» e tacque, attendendo pazientemente la risposta dell’Allievo.

Il ragazzo si girò di nuovo verso la stele, rileggendo quelle due parole dal suono inusuale:

«Guerrieri, Mercanti…è vero, il loro significato mi sembra noto ma nello stesso tempo mi sfugge, che cosa vuol dire?»

Il Maestro appoggiò brevemente una mano su una spalla al giovane e si spostò camminando lentamente sull’erba fino a trovarsi dall’altro lato della stele, in modo che l’Allievo potesse leggerla ancora senza doversi girare per guardarlo: voleva che tutta la sua attenzione fosse concentrata fra quanto stava per dirgli e le Parole stesse.

«Se te lo spiegassi in questo modo non capiresti fino in fondo. È necessario che cominci a narrarti la storia dall’inizio, ma sappi che forse per te sarà difficile e arcano da comprendere. La storia è lunga, ma puoi interrompermi ogni volta che lo desideri. Abbiamo tutto il tempo e nessuno ci disturberà.»

L’espressione del suo viso cambiò e divenne seria, così come il tono della voce. Sembrava che recitasse un testo che conosceva a memoria da tempo, qualcosa che il tono grave rendeva estremamente reale ed importante, e lo faceva con una insolita naturalezza. La sua voce non si perdeva nel vento come i cinguettii dei passeri che volavano veloci sul prato intorno a loro, ma al ragazzo sembrò che diventasse tangibile e presente, come se le sue parole si incidessero su una lastra di pietra altrettanto robusta e solida di quella che gli stava davanti.

«Il nostro mondo è come lo vedi e conosci, ma come sai non è sempre stato così: c’è stato un tempo in cui tutto quello che abbiamo oggi doveva essere conquistato, con il sangue ed il sudore. I nostri antenati, di cui stiamo ben attenti a conservare la memoria, lavoravano e si battevano giorno dopo giorno per progredire e migliorare il loro mondo, così da…»

Il ragazzo, titubante, sollevò un braccio e diventò immediatamente rosso per l’imbarazzo, riuscendo solo a balbettare in modo incerto: «lavoravano… ehm… che cosa intendi dire Maestro?» Tacque immediatamente, in attesa della reazione dell’anziano che aveva interrotto in quel modo poco ortodosso.

Il Maestro lo guardò con fare paterno e rispose.

«Non ti preoccupare, ricorda che mi puoi interrompere quando vuoi. Perdonami, sono io che do troppe cose per scontate. Lavorare in questo caso significa impegnarsi a fare qualcosa, un’attività: per loro si trattava di occupazioni che adesso non siamo più costretti ad eseguire e che col tempo sono cadute in disuso. Ti sarà molto utile riflettere sul fatto che, come ben sai, oggi tutto il nostro tempo è impiegato nello studio e nella ricerca del sapere, in altre cose necessarie per la vita della nostra comunità o in attività che ci danno piacere. Allora la situazione era molto diversa, gli uomini dovevano appunto lavorare per soddisfare i loro bisogni primari come mangiare, vestirsi ed avere una casa in cui vivere con la propria famiglia. Oltre a queste necessità di base, dovevano assolvere ad altri bisogni indotti dal modo di vivere nella società di allora, ma nelle prossime lezioni te ne parlerò in modo più completo. Ora, è utile che tieni ben presente questi due differenti stili di vita, il nostro e il loro, per capire meglio il sistema sociale di un tempo. Queste attività che facevano, questi lavori, erano per lo più ricompensati in diversi modi, normalmente tramite lo scambio di denaro. Lo stesso denaro ottenuto in seguito al lavoro era poi utilizzato per acquistare le cose di cui avevano bisogno.  Per essere più chiaro userò un esempio molto semplice: allora i Maestri esistevano già, e davano lezioni proprio come questa in cui siamo impegnati adesso. I loro Allievi però, per poter ricevere quel sapere, li ricompensavano in qualche modo, normalmente con denaro. Quindi il fine del Maestro di allora era duplice, per prima cosa diffondere la conoscenza ai giovani come te, ma anche guadagnare per poter vivere ed assolvere alle proprie esigenze. In un secondo tempo, il Maestro poteva usare quel denaro per comprare altre cose, magari del cibo o dei vestiti.»

L’anziano attese per un attimo che le sue parole facessero presa nella mente confusa del giovane, poi riprese: «sai già cos’è il denaro, anche se nella nostra società è molto meno usato di allora. Devi tenere presente che era fondamentale perché ogni scambio fra le persone era regolato da esso, tanto che ad ogni bene materiale e ad ogni lavoro corrispondeva una certa quantità di denaro. In questo modo però si generavano molti problemi: anche si trattava solo di una merce di scambio, a volte esso assumeva più importanza delle cose che il Profeta ci ha insegnato a cercare, perseguire e difendere, come il Sapere, l’Amore e la Libertà.»

L’allievo annuì, ancora con le gote in fiamme e in preda alla confusione: il suo pensiero corse ai piccoli biglietti di carta colorata che a volte suo padre scambiava con qualche studioso che abitava lontano e che lui non conosceva. Come potevano quegli insignificanti foglietti essere più importanti del sapere che stava ricevendo dal Maestro? Per un attimo si immaginò di dare qualcuna di quelle cose al sapiente che gli stava di fronte in cambio della sua lezione: nuovamente la sua mente non riuscì a comprendere tutte le implicazioni della cosa e si perse in una serie di pensieri sconnessi, mentre il suo volto diventava ancora più rosso. Si costrinse con uno sforzo a riportare l’attenzione su quanto stava dicendo il Maestro, con la paura di avere perso qualcosa di importante in quell’attimo di distrazione.

«…per cui il denaro era così importante, anche se era solo una componente della società di allora.  Devi sapere che essa era molto complessa e riuscirai a comprenderne il pensiero e la filosofia solo dopo molte altre lezioni. Ora cercherò di spiegarti brevemente gli altri concetti di base su cui era fondata, semplificandoli per renderli più chiari, ma ricorda bene che dietro a queste poche parole esisteva un mondo molto più vario, complicato e con concetti che a volte anche noi Maestri dobbiamo sforzarci di capire. Molte cose non ci sono ancora chiare, ma il compito principale degli storici come me è proprio ricercare e comprendere a fondo quel tempo. Fortunatamente, il nostro lavoro è ricompensato dalle scoperte che facciamo e che ci permettono di riempire le lacune che ancora esistono.»

Fece un’altra pausa perché si era reso conto del momento di distrazione del ragazzo. L’impressione che recitasse un testo a memoria si intensificò quando riprese a parlare, certo di avere nuovamente la sua attenzione.

«Il sistema di cui ti ho parlato, basato sullo scambio del denaro, era chiamato mercato, ad intendere il luogo dove avvenivano normalmente questi scambi. La società di allora sentiva molto forte l’importanza del mercato, tanto che il concetto si era evoluto in quello di sistema economico. In questo caso erano compresi aspetti più ampi che coinvolgevano buona parte della vita sociale, fino ad incidere sui comportamenti della gente comune. Fra questi, oltre al solo scambio materiale, esistevano rapporti complessi che riguardavano il potere, la legge, le aggregazioni degli individui e molti altri fattori. Il sistema economico di quel tempo era però imperfetto, molto diverso dalla società in cui viviamo ora. Le risorse non erano divise equamente ed erano limitate, pertanto esistevano molte persone che non avevano abbastanza denaro o possibilità per assolvere ai propri bisogni, mentre altre ne possedevano in gran quantità. Essi si potevano permettere di imporre le loro idee e la loro volontà, perché il denaro e le loro capacità gli conferivano molto potere sugli altri. Spesso queste persone esercitavano il loro potere tramite la forza e la violenza, mentre in altri casi, più rari, cercavano di aiutare chi possedeva meno risorse. La…»

Il Maestro si interruppe quando vide l’espressione confusa e imbarazzata dell’Allievo. Di nuovo il leggero sorriso di poco prima tornò sul suo volto.

«Dimmi, che cosa ti preoccupa?»

«Capisco ciò che vuoi dire con le parole forza e violenza, e come esse possono essere usate per nuocere agli altri uomini, ma perché allora non tutti avevano la possibilità di mangiare o di avere ciò di cui avevano bisogno? E perché quelle persone potenti cercavano di ottenere ancora di più e non gli bastava ciò che avevano già?»

Il giovane lo disse con un po’ più di coraggio, sentendosi comunque uno stupido. Si trattava di concetti che suo padre e gli altri Maestri gli avevano spiegato molte volte ma che non aveva mai capito a fondo. Gli sembrò semplicemente che la loro importanza fosse tale da essere basilare per comprendere meglio quanto sarebbe seguito.

«Non ti preoccupare, la domanda che mi rivolgi è molto intelligente e appropriata. Ai miei tempi chiesi la stessa cosa al mio Maestro, ma solo dopo aver studiato questi argomenti molto più a lungo di te. Devi sapere che allora non avevano ancora tutte le conoscenze che abbiamo oggi: esse ci permettono di avere cibo, energia, la possibilità di muoverci senza dover spendere nulla in cambio. Allora, invece, le possibilità e le risorse erano limitate, pertanto la loro necessità di lavorare per soddisfare i propri bisogni era basilare e condizionava la loro intera esistenza. Il motivo per cui chi era più forte ed aveva più potere si serviva delle sue capacità e della sua posizione per prevaricare i più deboli era originato proprio da questa carenza di risorse, per cui ognuno era in corsa per ottenerne sempre più degli altri. Oltre a questo, capisci che buona parte del problema dipendeva fortemente dalla natura stessa dell’essere umano e al suo egoismo.»

L’Allievo guardò perplesso il Maestro: «e queste persone non venivano Bandite?»

«Certo che no. Allora non veniva bandito nessuno, almeno non nel modo che intendiamo oggi. Esistevano mezzi per punire i prepotenti e i fuorilegge, ma spesso erano inefficaci a causa dello stesso meccanismo basato sul potere e sul denaro. Ricorda che per capire quei tempi devi sempre tenere a mente questo concetto: allora i più forti e potenti prosperavano e dettavano legge, spesso a scapito dell’intera società. Molte volte erano i singoli o gruppi di poche persone che decidevano per tutti ed imponevano il loro volere: nella storia di allora c’erano stati periodi in cui l’intero mondo era stato sconvolto dalle atrocità create da questo sistema. Ma di questo parleremo un’altra volta, per ora sappi che le regole su cui basiamo oggi la nostra esistenza erano viste come una specie di sogno irrealizzabile. Per esempio, proprio per non ricadere negli stessi errori che avevano afflitto l’umanità per secoli, fu il Profeta a stabilire che le Leggi dovevano essere decise dal Consiglio dei Sapienti e che chi non le rispettava doveva essere Bandito dalla società. Questo sistema si è rivelato giusto ed equo, anche se ha richiesto molto tempo e molte difficoltà prima di essere messo a punto come lo usiamo oggi.»

Lo sguardo dell’Allievo ora era un po’ più sicuro e presente: le parole del Maestro cominciavano a gettare luce sui suoi pensieri confusi. Finalmente cominciava a dare un senso a cose che gli apparivano scontate per averle vissute senza porsi troppe domande.

Non era un ingenuo, e sapeva cosa fossero l’egoismo e l’ambizione. Molti dei suoi amici, seppur giovani, erano spesso stati rimproverati dagli adulti per i loro modi di fare prepotenti che limitavano la libertà degli altri a loro vantaggio. Un paio erano anche stati Banditi, dopo aver compiuto atti contro la Legge: le loro stesse famiglie non li avevano più voluti vedere o sentire ed erano stati allontanati dalla comunità. Il giovane rabbrividì un’altra volta pensando a come aveva trovato terribile quella punizione, anche se in fondo condivideva le ragioni per cui i ragazzi erano stati allontanati.

Cadde un silenzio interrotto solo dal cinguettare degli uccelli. Il Maestro si era distratto un attimo guardando qualcosa in lontananza e lo sguardo dell’allievo cadde nuovamente sulle Parole. Le rilesse per l’ennesima volta e disse, facendosi più audace:

«Ma allora chi sono questi Mercanti e Guerrieri di cui mi stavi parlando?»

Il Maestro lo guardò ancora con il suo sorriso enigmatico.

«Perdona un povero vecchio, stavo già dimenticando che eravamo partiti da lì. Dunque, devi sapere che venne un momento in cui la società di allora stava per collassare sotto il peso delle contraddizioni di cui ti ho parlato: ormai le leggi erano solo una facciata dietro alla quale i potenti svolgevano le loro attività più o meno lecite. Il sistema economico era diventato uno strumento terribile che usavano a loro piacimento, continuando ad imporre il loro volere. Le disuguaglianze e l’immoralità minacciavano la società, privando gli uomini dei loro diritti e delle loro libertà fondamentali. Allora un gruppo di persone illuminate dalla conoscenza e dalla saggezza capì che ben presto la catastrofe li avrebbe colti se avessero continuato in quel modo. Queste persone, i migliori studiosi e scienziati di ogni parte del mondo, cercarono delle alternative alla società di allora, giungendo infine a conclusioni diverse e dividendosi in tre grandi correnti di pensiero. Le loro teorie vennero costruite in quel tempo antico, ma nel corso degli anni furono modificate e affinate dalle scoperte scientifiche fondamentali che oggi sono alla base della nostra esistenza. Le persone comuni furono stimolate a seguire quelle idee e formarono i tre gruppi, diventando i veri artefici del cambiamento, spinte da avvenimenti così importanti da modificare per sempre la storia dell’umanità. La prima fazione pensava che i problemi e le contraddizioni della loro società si potessero risolvere solo basandosi su una migliore gestione del sistema politico ed economico, meno egoistica e più finalizzata al bene della collettività rispetto a quella in cui vivevano. Essi decisero quindi che il loro sistema potesse essere modificato solo dall’interno, per ristabilire l’ordine e la legge, migliorando le condizioni di tutti. La loro teoria si basava quindi su piccoli cambiamenti graduali che nel complesso avrebbero portato ad una società più giusta e rispettosa dei deboli, ma basata ancora sullo stesso sistema incentrato sul potere e sul prestigio. Questa corrente di pensiero fu la prima a formarsi e all’inizio fu di certo la più importante, tanto che l’esigenza del rinnovamento si diffuse come una benefica epidemia in tutto il mondo, a tutti i livelli della società. Le cose cominciarono quindi a migliorare, anche se le iniquità e gli stessi antichi problemi continuarono. Ora, la parola che usiamo oggi per definire questo gruppo di persone è proprio Mercanti: nell’antichità i mercanti erano coloro che si guadagnavano da vivere con il commercio e la gestione del denaro. Negli ultimi anni della società di allora spesso erano chiamati economisti, ma il Profeta preferì usare l’altra parola per distinguerli…purtroppo il motivo di questa scelta ci sfugge e neanche i teologi che studiano i suoi scritti hanno ancora capito perché decise in questo modo, ma sai che la sua Parola è Legge.»

L’Allievo annuì convinto con uno sguardo rapito, mentre aspettava che il Maestro continuasse.

«La seconda fazione, che si formò poco più tardi, si trovò in disaccordo con le teorie dei Mercanti. Questi altri ritenevano che la società umana fosse già al di là di ogni possibile cambiamento, che la situazione fosse così compromessa da rendere inutile qualsiasi soluzione interna al sistema, rendendo il rischio della sua caduta molto reale e concreto. Personalmente ritengo che fossero nel giusto a pensare ciò, e che l’idea dei Mercanti fosse solo un’altra delle bugie usate allora per far apparire migliore una situazione ormai insanabile. Ma fu allora che avvenne il Grande Cambiamento. Come già sai dalle tue lezioni di Tecnologia, erano già disponibili le conoscenze per affrontare il Viaggio Interstellare, ma ancora ad un livello sperimentale. Ed era già noto che esisteva la vita sugli altri pianeti: proprio in quegli anni erano giunte testimonianze certe di questo fatto, ma esistevano solo teorie scientifiche su dove la vita fosse sbocciata e in che forme si potesse essere sviluppata. Allora la seconda fazione prese una decisione radicale: il gruppo di scienziati che seguiva quella corrente di pensiero puntò tutte le proprie energie nel migliorare la tecnologia Interstellare e la conoscenza degli altri sistemi solari. Nel giro di alcuni anni riuscirono a iniziare l’esplorazione e in breve tempo realizzarono uno dei sogni che l’umanità aveva coltivato da sempre: viaggiare fra le stelle alla ricerca di altri luoghi in cui vivere, diversi dal nostro pianeta. Il sistema venne infine stravolto da questa possibilità: si trattò della grande opportunità di cui la società aveva bisogno per mettersi di fronte al proprio futuro. Molti decisero di andarsene dalla Terra, lanciandosi nell’avventura dell’esplorazione interstellare. Vennero costruiti i mezzi per lasciare il pianeta e partire in massa, le persone stanche della vita corrotta che conducevano ebbero la possibilità di seguire le proprie idee e creare una nuova società migliore. Ma fu allora che le contraddizioni e i problemi che l’uomo aveva creato lo seguirono nell’avventura più grande che avesse mai concepito. Gli scienziati e i politici che avevano creato quell’opportunità si mascherarono dietro la necessità di trovare nuove terre per l’umanità e i pericoli che inevitabilmente avrebbero incontrato nel loro viaggio. Equipaggiarono le loro navi di armi terribili, con un potere distruttivo mai concepito prima. Riuscirono a convincere le persone che partivano con loro che la conquista era l’unica carta possibile per garantire la continuazione della vita al genere umano. Molti aderirono a queste idee e infine partirono per il viaggio, ma basando la loro ricerca sulle stesse contraddizioni che li avevano spinti a percorrerlo. Il Profeta, nella sua saggezza, li chiamò Guerrieri: i guerrieri erano coloro che un tempo basavano la loro vita e la loro morale sulla forza fisica e sul potere. Credo che nessun’altra parola avrebbe descritto così bene quella parte di umanità spinta dalla sete di conquista. Era ovvio che presto questa loro avventura si sarebbe trasformata di nuovo in un vortice di prevaricazione e violenza, forse a spese di altre forme di vita e civiltà ancora ignote.»

Il Maestro si interruppe nuovamente, scrutando l’Allievo per indovinarne i pensieri. Vide che il ragazzo ora era decisamente più a suo agio, il rossore e l’imbarazzo erano scomparsi e la comprensione illuminava il suo volto. Ogni giovane della sua età conosceva quella storia: il cambiamento indotto da quella decisione era stato di tale portata che anche i bambini conoscevano bene l’accaduto e ciò che ne era seguito. Era come la favola che gli veniva raccontata alla sera prima di dormire, si trattava del mito che avevano udito da quando erano in fasce. Tutti loro convivevano con la storia degli avventurosi che avevano lasciato il loro mondo per cercare fortuna altrove.

Ma era solo in quel momento della loro vita, per volere del Profeta, che gli venivano rivelate e spiegate le Parole affinché potessero giudicare e decidere da soli del loro futuro.

«E la terza fazione? Siamo noi. Non è vero?»

Ormai la curiosità lo spinse a chiedere in modo quasi confidenziale al Maestro, come non avrebbe mai osato prima.

Il sorriso del vecchio divenne ampio mentre riprendeva a parlare:

«Sì, siamo noi…da sempre era esistita una corrente di pensiero che aveva unito molte persone, dal più umile lavoratore al grande scienziato, comprendendo anche molti uomini di potere, economisti, politici, persino militari, come a volte venivano chiamati i guerrieri del loro tempo. Queste persone credevano in un mondo più equo, dove rinunciare al proprio potere e prestigio personale avrebbe portato ad un miglioramento di tutta la società. Come ti dicevo, questo era stato un sogno irrealizzabile da sempre, principalmente per la natura degli esseri umani, ma anche per la mancanza di mezzi che potessero soddisfare i bisogni principali in maniera equa. Questo portava ad un’incertezza del futuro che era l’origine delle iniquità e delle prevaricazioni, il motivo profondo che manteneva vivo l’egoismo e alimentava i comportamenti negativi. La difficoltà principale era legata alle risorse naturali: allora esse erano abbondanti ed utilizzate in grande quantità, ma era noto che non potevano essere disponibili all’infinito. In particolare, l’energia era la risorsa più importante e costosa, da essa dipendevano tutte le altre attività umane, ma i metodi tecnologici che usavano per produrla avrebbero provocato l’esaurimento delle risorse naturali che venivano usate a quello scopo e causavano problemi ambientali da sempre. Fu solo il livello di conoscenze raggiunto in seguito alla partenza dei Guerrieri che permise di risolvere questi problemi, legati allo sviluppo della civiltà umana dai suoi inizi. Finalmente vennero scoperti modi per ottenere energia e produrre manufatti con un dispendio minimo di risorse naturali e senza alcuna ricaduta sull’ambiente. Allora non esistevano i processi produttivi e le tecnologie che ormai per noi sono comuni, come l’energia ionica, il trasporto molecolare e molte altre di cui i tuoi Maestri di Scienza ti parleranno molto meglio di me. Queste novità consentirono di risolvere i bisogni materiali, garantendo un livello minimo di disponibilità per ognuno, annullando la necessità di disporre di risorse non rinnovabili. Fu allora che i Mercanti e i loro seguaci tentarono di sfruttare queste nuove possibilità, ideando un modello di società che, pur notevolmente più equo del precedente, era tuttora basato sul potere economico e sull’egoismo. La partenza dei Guerrieri aveva infatti lasciato molte aree del pianeta disabitate e pronte ad una nuova colonizzazione: le opportunità di sviluppo, alimentate dalle ultime scoperte, avevano potenzialità immense che non si verificavano da secoli. Nuovamente la parte di umanità che era rimasta sulla Terra rischiò di cadere di nuovo nel baratro della propria ambizione. Fu allora che la nostra comunità venne alla luce, contrapponendosi in modo pacifico alle idee dei Mercanti, guidata dalla grande saggezza del Profeta. Il Profeta era ciò che a quei tempi qualcuno avrebbe definito un religioso, ma non nei termini che erano stati usati nel mondo antico, legati alla divinità. Era un uomo di scienza e sapere, aveva studiato il cammino che fino ad allora il genere umano aveva percorso ed aveva capito quale fosse l’unica via d’uscita. Predicò una nuova morale e la ricerca della conoscenza, seguito e supportato dalle persone che costituivano quella terza fazione di illuminati, da lui stesso denominata Sapienti. L’innegabile saggezza che il Profeta diffondeva contagiò una grande parte delle persone che non erano partite: molti aderirono alle sue idee di giustizia, libertà, uguaglianza, amore fra le persone e verso il nostro mondo così provato dall’ambizione umana. In tanti capirono che quella fosse una via possibile e lo seguirono, pur essendo titubanti nei primi tempi, ancora incerti su quale futuro si dovessero aspettare in quel nuovo mondo che si apriva ai loro occhi. Il cambiamento che il Profeta predicava era infatti di portata tale da essere più grande del viaggio e della conquista dei Guerrieri. Essi avevano solo rinunciato al posto in cui erano nati e vissuti perché lo trovavano compromesso, portandosi dietro le loro ambizioni e meschinità. Il Profeta cercava invece una difficile modifica della psiche e della natura umana: abbandonare il proprio egoismo individuale per vivere insieme in armonia, applicandosi con lo studio e la conoscenza per rendere la vita comune sempre migliore. Molti lo seguirono, ma tanti altri erano ancora ancorati al vecchio sistema e rifiutarono i suoi insegnamenti. Fortunatamente la nuova situazione era così favorevole alle nuove idee e piena di possibilità che le due comunità discussero e si confrontarono pacificamente, nel corso di diversi anni, per trovare il miglior modo di convivere professando idee diverse. Infine i Mercanti e i Sapienti decisero che l’unica possibilità fosse dividersi, pur rimanendo in costante contatto fra loro e con i Guerrieri che intanto continuavano il loro viaggio. Le persone così si spostarono, abbandonarono le loro terre di origine fondando due grandi comunità separate geograficamente, per poter seguire le loro diverse idee e creare nuovi modelli di società che non interferissero fra loro.

Fu così che la Scissione era avvenuta, una volta per tutte: noi ci stabilimmo in quelle parti del mondo che una volta erano denominate Europa e Asia, mentre le comunità dei Mercanti si svilupparono in Africa, nelle Americhe e nell’area dell’Oceano Pacifico. Oggi sappiamo che solo in questo modo le tre fazioni riuscirono a vivere e prosperare serenamente. La divisione e il modo in cui le cose erano avvenute ebbero i loro vantaggi: i Guerrieri seguirono le loro aspirazioni, conquistarono molti sistemi solari, spesso a prezzo di errori e violenze al loro interno e contro le civiltà con cui vennero in contatto. Oggi stanno ancora viaggiando alla ricerca continua del loro destino. I Mercanti crearono un nuovo sistema, decisamente più equo e meno drammatico del precedente, ma basato nuovamente sul potere e il profitto. Beneficiarono delle nuove scoperte raggiungendo livelli di sviluppo che nel mondo antico non erano nemmeno pensabili. Nei loro territori, tuttavia, anche oggi molte persone soffrono e sono emarginate, proprio come allora. La nostra comunità di Sapienti prosperò sotto la Legge del Profeta anche se solo dopo un cammino difficile e travagliato, in cui gli indecisi e i disonesti partirono o furono Banditi, aggregandosi a quella delle altre due fazioni che sembrava rispondere meglio alle loro necessità. Dovette passare molto tempo prima che i nostri Fratelli potessero staccarsi definitivamente dai loro bisogni materiali e dedicarsi unicamente allo studio e alla ricerca. Ma poi venne trovato il modo, così come il Profeta aveva scritto in quelle Parole.»

Il Maestro si spostò a fianco dell’Allievo per rileggere la stele.  

«Guerrieri e Mercanti seguirono altri sentieri…e decisero che cosa fosse bene per loro ed i loro figli. Ma il Sapiente comprese un bel giorno di aver visto molte cose, di non avere nulla dimenticato, eppur di saper guardare ogni cosa come se fosse la prima volta. Fu questo il suo insegnamento più grande: studiate e capite il vostro mondo, ricordate i vostri insegnamenti per imparare da essi e i vostri errori per non ripeterli mai più.»

Si girò ed osservò l’Allievo. Il suo volto era concentrato sulle parole che infine comprendeva e continuava a rileggere senza sosta, avvinto dal loro profondo significato. Una nuova consapevolezza lo animava, unita alla curiosità e alla determinazione di sapere e capire ancora di più.

Il Maestro sorrise ancora una volta: di nuovo il miracolo si era compiuto e aveva visto nascere negli occhi del ragazzo la volontà di dare il suo contributo alla propria comunità. La medesima volontà che aveva animato sé stesso quando, molti anni prima, il suo Maestro lo aveva portato di fronte a quella stele e gli aveva narrato la storia del loro popolo.

A malincuore distolse lo sguardo da quel volto che tanto gli ricordava il suo da ragazzo e disse:

«Per oggi la lezione è finita, ma domani continueremo. Non ti preoccupare, molte cose ti verranno insegnate e molte altre ne scoprirai da solo. Presto sarai in grado di studiare, comprendere e decidere: sono sicuro che anche tu sarai un uomo degno del Sogno del Profeta.»

Il ragazzo annuì convinto in silenzio, con una nuova luce che illuminava il suo sguardo e la fiducia che sarebbe riuscito in ciò che il Maestro gli chiedeva.

L’anziano lo prese per mano e insieme scesero la collina, lasciando la stele di pietra accarezzata dal vento.